I miei Principi sono anche le mie Croci

Nella vita, non si può fare TUTTO. È importante saper scegliere bene, ma anche quando si è soddisfatti delle proprie decisioni, potrebbe rimanere dell’amaro in bocca. Spesso, alcune scelte escludono inevitabilmente altre possibilità.

La maggior parte delle mie decisioni sono state fatte in funzione di quello che mi faceva stare sereno. Ottimo fattore da tenere in considerazione, ma alcune volte ti porta a rinchiuderti in gabbie dorate, poco stimolanti ma molto sicure. Questo è quello che più mi rimprovero, ho avuto poco coraggio e ho scelto quello che ripagava SUBBBBBITOOO non quello che desideravo, spaventato da una possibile incertezza, difficoltà o fatica.

Oggi mi ritrovo in una situazione dove più di mezza Italia ci metterebbe una firma: una splendida famiglia, una lavoro che per licenziarmi dovrei mettere le mani addosso a qualcuno (a volte l’ho immaginato nei miei sogni), una bella casa e molti amici. Nessun problema serio all’orizzonte. Scriverlo mi riempie di soddisfazione e orgoglio per la mia vita, MA C’È UN PERÒ!

In sintesi, ciò che mi manca è una vera Missione. Parlo di quel motivo che mi spinge ad alzarmi ogni giorno alle 6:50 del mattino, il fine che da senso a tutte le giornate. Se non sei milionario – quindi non te lo puoi permettere – spesso la Missione si intreccia, almeno in parte, col nostro lavoro. Nel mio caso, però, non è così; il mio lavoro, purtroppo, è soltanto una fonte di reddito. E questa consapevolezza a volte pesa, soprattutto perché parliamo di un’azienda in cui credo e che ha uno scopo nobile, persino straordinario. Ma, si sa, non tutti i matrimoni riescono, anche quando sembrano avere tutte le premesse giuste.

(Spiegare i complessi motivi di questo fallimento non mi va di farlo in pubblica piazza)

Ecco, io ho scelto eccellentemente bene in ottica di sicurezza, stabilità e serenità, ma tragicamente male per la mia Missione. Se potessi personificare la mia Missione, penso che dalla disperazione si sarebbe data fuoco in pubblica piazza.

E adesso cosa faccio? E soprattutto, come posso liberarmi dalla mia confortevole gabbia dorata per inseguire la mia Missione, o ciò che credo essa sia?

Difficilissimo rispondere. La prima cosa che mi viene da fare, è riflettere sulle mie responsabilità, quelle cose che non posso buttare nei rovi e dimenticarmene. Fatto questo aumenta non poco lo stress e miseramente cerco di concentrarmi sui lati positivi del mio lavoro. Infine, invio qualche messaggio su whatsapp, organizzo una serata con gli amici e tento di dimenticarmi queste pesantissime domande.

Nonostante i tanti miglioramenti fatti nel tempo a questa tecnica, ora non è più sufficiente. Credo sia arrivato il momento di comprendere realmente quale strada intraprendere.

Qualcuno potrebbe dirmi: È facile! Cambia lavoro.

Cambiare lavoro è semplice, ma affrontare il conflitto con i propri principi e valori che hanno contribuito a portarti a questa situazione, a volte eccezionale, altre volte insoddisfacente, è estremamente complesso. Tuttavia, qualcosa è cambiato.

Anche avendo soltanto responsabilità sincere e felici, non posso permettermi di agire impulsivamente; devo pianificare e organizzarmi con cura. Entro quest’anno, spero di aver avviato il processo per cambiare questa situazione.


Vi lascio con questa spettacolare poesia di Pablo Neruda che racchiude tutto ed esprime questo mio sentimento in modo infinitamente migliore di quanto potrei mai fare io. Fate attenzione nel leggerla, perché se vi trovate nella situazione da me descritta, potrebbe fare male.

“Lentamente muore chi diventa schiavo dell’abitudine, ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi, chi non cambia la marca, chi non rischia di vestire un colore nuovo, chi non parla a chi non conosce.

Muore lentamente chi evita una passione, chi preferisce il nero al bianco e i puntini sulle “i” piuttosto che un insieme di emozioni, proprio quelle che fanno brillare gli occhi, quelle che fanno di uno sbadiglio un sorriso, quelle che fanno battere il cuore davanti all’errore e ai sentimenti.

Lentamente muore chi non capovolge il tavolo, chi e’ infelice sul lavoro, chi non rischia la certezza per l’incertezza per inseguire un sogno, chi non si permette almeno una volta nella vita di fuggire ai consigli sensati.

Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge, chi non ascolta musica, chi non trova grazia in sé stesso.

Muore lentamente, chi distrugge l’amor proprio, chi non si lascia aiutare.

Muore lentamente, chi passa i giorni a lamentarsi della propria sfortuna o della pioggia incessante.

Lentamente muore, chi abbandona un progetto prima di iniziarlo, chi non fa domande sugli argomenti che non conosce, chi non risponde quando gli chiedono qualcosa che conosce.

Evitiamo la morte a piccole dosi, ricordando sempre che essere vivo richiede uno sforzo di gran lunga maggiore del semplice fatto di respirare.

Soltanto l’ardente pazienza porterà al raggiungimento di una splendida felicità.”


Alcune immagini della personificazione della mia Missione